"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 7 luglio 2011

LA LOCANDA DELL’ISOLA COMACINA



La maledizione risale al 1169, quando l’Isola Comacina fu rasa al suolo dai comaschi e Vidulfo, allora vescovo di Como, lanciò i suoi anatemi sul questa piccola isola nemica: “Non suoneranno più campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l’oste, pena la morte violenta.”




L’isola venne a poco a poco abbandonata e nessun ristoratore osò contrastare il maleficio medioevale fino agli anni ’50 del secolo scorso, quando Lino Nessi – detto “Cotoletta” – decise di sfidare il destino. Nonostante la morte improvvisa dei suoi due soci, aprì la Locanda dell’Isola Comacina e si affidò ai consigli dello scrittore Francis Dale che gli suggerì un rito di esorcismo contro la maledizione di Vidulfo.




Da allora ogni pasto, che un menu unico con pochissime varianti ispirate agli ortaggi di stagione, si conclude con il “rito del fuoco” e con la preparazione di una miscela di acquavite, zucchero e caffè che viene offerta contemporaneamente a tutti gli ospiti accompagnata dal suono della campana. Una tradizione che l’attuale oste ha mantenuto inalterata, una simpatica esperienza che continua ad affascinare i numerosi turisti che visitano il Lario.



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