"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 22 novembre 2010

QUANDO GHIACCIANO I LAGHI? (PRIMA PARTE)



La risposta più ovvia è quando fa freddo. Ma dietro questa frase scontata ci sta tutta una serie di condizioni che solo raramente si verificano. In particolare quando le correnti atmosferiche si orientano da nord-est e aria molto fredda di origine continentale (Russia o Siberia) può raggiungere le nostre latitudini portando cieli spesso sereni e temperature molto rigide. In queste circostanze, durante la notte, la colonnina di mercurio può scendere di parecchi gradi sotto lo zero anche in pianura. Con certe temperature i raggi del sole non possono nulla: si ha quindi il cosiddetto giorno di ghiaccio. Una situazione che capita, una due volte ogni inverno, e, anche se raramente, può protrarsi anche più settimane.





Un’eccezione si diceva. Perché, come è noto, d’inverno il clima lacustre è tendenzialmente più mite rispetto a quello delle zone che non beneficiano della vicinanza di ampie distese d’acqua. Nel caso dei laghi maggiori , questa capacità di conservare il calore ricevuto durante l’estate fa sì che anche in presenza di periodi di freddo prolungato non si abbia il fenomeno del congelamento. Diversa è la questione per i bacini più piccoli, dove la minore quantità di acqua riesce a contrastare solo parzialmente il gelo.





Il congelamento può avvenire in modi e tempi diversi. Può succedere per esempio che il ghiaccio si formi prima vicino alle sponde, dove c’è meno acqua e quindi il freddo ha gioco facile; al contrario nelle regioni centrali il maggiore spessore dell’acqua previene più a lungo il congelamento, trasferendo il calore dalla parte sottostante. Ma può anche capitare che la riva sia ben esposta al sole e perciò un po’ più calda: in tal caso il ghiaccio che ricopre lo specchio risparmierà la riva.


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