"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

lunedì 12 luglio 2010

SULLA CACCIA E LE SUE ANIME di MASSIMO MAGGIARI (prima parte)

Robert Peroni

Poco prima dello scorso Natale si è tenuto a Lerici in sala consiliare un incontro con un insolito personaggio: l'esploratore alto-atesino Robert Peroni. Questa opportunità è materializzata grazie alla generosa collaborazione con il poeta-filologo Angelo Tonelli, lo stesso Comune e l'Associazione
Arthena. Ho detto insolito, perché questo signore oramai distinto e attempato, viene da un luogo lontano e difficile da raggiungere, persino da immaginare nella recente stagione invernale, ovvero la costa est della Groenlandia. Peroni risiede infatti a Tasiilaq dove ha creato da molti anni un centro per l'eco-turismo. In questa struttura di accoglienza questo signore di Bolzano può ospitare oltre una sessantina di persone offrendo dell'ottimo cibo e uno spartano ma dignitoso alloggio. Durante l'intera stagione, che ha il suo picco nei mesi estivi, il centro dà lavoro a circa centoventi nativi Inuit. Una bella quota visto che la popolazione locale conta su un censo di circa tremila persone. Ma il nostro ospite non solo transita in Liguria per raccontare la propria esperienza, del resto singolare, se non quanto per lanciare un grido disperato, infiammato da un tono di allarme e di sfida.

GLI INUIT STANNO MORENDO. DOBBIAMO AIUTARLI A CONTINUARE A VIVERE!


Tasiilaq

Lassù nel grande Nord, i cacciatori sono oggi preda di associazioni (in prima fila Greenpeace) che proteggono animali e natura dall'uomo e dai suoi mali moderni. Purtroppo quegli uomini dai modi antichi non potendo più cacciare e vendere le pelli di foche, e sentendosi inutili, commettono l'atto tragico di uscire dal mondo. Giorno dopo giorno i loro nomi svaniscono dall'orizzonte. Un appello drammatico a cui qualcuno non risponde più a ogni alba. "Si tagliano la gola col coltello da caccia" Peroni è chiaro su questo punto, se qualcosa non cambia subito, entro l'estate del 2012, rimarranno ancora solo poche centinaia di Inuit nel villaggio di Tasiilaq. E' dunque necessario che i governi, le associazioni ambientaliste e gli Inuit dialoghino per trovare un comune accordo, e una visione più inclusiva del punto di vista nativo. L'esploratore commuove il pubblico con un aneddoto che chiaramente evidenzia le aspre condizioni in cui versano questi uomini dei ghiacci. "In autunno un cacciatore di un villaggio costiero mi ha invitato al suo insediamento. Ho accettato l'invito e dopo i soliti preparativi ci siamo messi in viaggio con la lancia a motore. E' un viaggio lungo, che impiega quasi un'intera giornata. A un certo punto, l'Inuit, avendo scorto a distanza la testolina di una foca, mi ha passato la guida del motore pregandomi di aiutarlo a catturare l'animale. Alla richiesta ho superficialmente detto di sì, mentre dentro al cuore facevo il tifo per la foca. Speravo che sparisse. La facesse franca. E così fu. La piccola voce pacifista e ambientalista che mi affiorava dentro aveva vinto. Arrivati al villaggio, ho incontrato una decina di persone sulla spiaggia. C'erano nel gruppo dei bambini, e anche degli anziani. Sorridevano al primo sguardo, quella mia visita aveva spezzato la consueta routine. Purtroppo all'ora di cena, si svelò la terribile verità. Da una mano all'altra, passavano una lunga lisca di un pesce che era oramai stata
quasi totalmente spolpata. Scoprii allora che quella gente non aveva mangiato, veramente mangiato, da giorni. Nessuno di loro confidava un lamento. Solo un occasionale sorriso feriva il silenzio dalle labbra. Allora capii. Capii da dentro, che il mio semi-conscio boicottaggio della cattura alla foca, aveva avuto un diretto impatto su quello scoglio di sperduta gente. Avevo portato loro la FAME. Fame che adesso condividevo anch'io, e che al secondo giorno già non sopportavo più. Trovata per caso una barretta di cioccolato in una tasca della giacca a vento, me la mangiai di nascosto. Anche se la fame ritornò inesorabile dopo qualche ora. Mangiava lo stomaco e il cuore. Non mi restò che agire. Avviai il motore della lancia per tornare a Tasiilaq. Andavo a prendere qualcosa da mangiare per quella povera gente. Mi ci vollero giorni per andare e ritornare. Al mio ritorno le pance erano ancora più vuote (dopo un'intera settimana), ma c'era ancora un occasionale sorriso su quei volti e il consueto inscrutabile silenzio."


donna inuit di Tasiilaq
SULLA CACCIA E LE SUE ANIME
Massimo Maggiari - Charleston, S.C., USA (per Robert Peroni e gli Inuit di Tassilaq)
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