"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

giovedì 14 gennaio 2010

L’AMBIENTE LARIANO E LA FAUNA OMEOTERMA (seconda parte)



Durante il periodo invernale il Lario ospita consistenti gruppi di gabbiani e la specie più ampiamente diffusa è il Gabbiano comune (Larus ridibundus). La specie è caratterizzata dal possedere una livrea, simile nei due sessi, soggetta a mute stagionali: in primavera è facilmente riconoscibile per il tipico cappuccio bruno cioccolato mentre il restante piumaggio è essenzialmente bianco, con le parti superiori grigio pallido; terminata la stagione riproduttiva il cappuccio scompare e sul capo, tornato bianco, fa spicco una macchia scura posta dietro l’occhio. I giovani non possiedono il tipico cappuccio bruno degli adulti e presentano il capo, il dorso e le ali di un marrone acceso che conferisce all’insieme del piumaggio un aspetto maculato. In Lombardia la specie è ampiamente diffusa come svernante mentre nel periodo riproduttivo le nidificazioni sono limitate ad alcune zone site lungo il Po. I gabbiani svernanti provengono principalmente dall’Europa centro-orientale. I primi arrivi si verificano già nel mese di agosto, le partenze tra febbraio e aprile.



Il Lario è tra gli specchi d’acqua lombardi maggiormente sfruttati dal Gabbiano comune quale zona di riposo notturno. In alcune aree, lungo il ramo lecchese, è infatti possibile osservare consistenti gruppi posati al centro del bacino lacustre, al riparo da eventuali predatori terrestri e in condizioni termiche favorevoli rispetto alle aree circostanti. All’alba merita notevole attenzione il continuo e spettacolare passaggio in volo di numerosi stormi di gabbiani che a gruppi di decine di migliaia di individui si spostano dai “dormitori” notturni alle zone di alimentazione della pianura lombarda; dal tardo pomeriggio sino al tramonto si assiste al rientro dei gabbiani dalle zone di alimentazione verso i dormitori.


Questo peculiare movimento “pendolare” non è invece noto per i gabbiani che svernano a Como, in quanto non vi sono vie d’acqua che sboccano da questo ramo del lago: fiumi e canali, nel nostro caso il fiume Adda (che sbocca a Lecco) e i corsi d’acqua a esso collegati, risultano infatti essere le principali direttrici di volo per tali pendolarismi. Durante gli spostamenti i gabbiani compiono decine di chilometri di distanza muovendosi in presenza di qualsiasi condizione atmosferica, sfruttando i venti e le correnti ascensionali. Le zone di alimentazione così anelate sono i campi arati della pianura e soprattutto le discariche di rifiuti solidi urbani nel milanese. Non tutti i gabbiani del lago assumono però il tipico comportamento pendolare: in ogni momento della giornata sono infatti visibili gruppi di questi uccelli posati sui moli o sulle barche, oppure intenti a tuffarsi in acqua per recuperare avanzi di cibo gettati dall’uomo o per catturare un pesce.


Le foto dei gabbiani sono del caro amico Riccardo Agretti.
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