"Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere,
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare,
e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire..."
(Tiromancino)

mercoledì 27 febbraio 2008

COME IL LARIO INFLUENZA IL CLIMA

Il lago di Como si sviluppa su una superficie di 145,9 chilometri quadrati e la sua profondità arriva a toccare i 410 metri (la profondità media è di 145 metri). In questa forra scavata sia da antiche fratture sia dai ghiacciai delle ultime glaciazioni si raccoglie un volume d’acqua di circa 22,5 chilometri cubici. Per farsi un’idea delle dimensioni di ciò di cui stiamo parlando bisogna immaginare un parallelepipedo con una base di un chilometro per lato e un’altezza di 22,5 chilometri! Naturalmente questa gigantesca massa d’acqua non può non avere effetti sul clima dell’area. Ma perché? Perché l’acqua ha una capacità termica molto maggiore dell’aria, ciò significa che le grandi masse d’acqua si riscaldano molto più lentamente dell’atmosfera circostante e al contempo rilasciano altrettanto lentamente il calore accumulato, riscaldando gli strati atmosferici più bassi, su tempi lunghi. La temperatura superficiale del lago, dunque, ricopre un ruolo fondamentale nell’addolcire il clima nel periodo autunnale e talvolta anche invernale. Per capire a fondo partiamo da un esempio molto semplice: poniamo una pentola d’acqua sul fornello. L’acqua tende a passare nell’aria circostante già prima che si accenda il fuoco e che la si porti a ebollizione, ma in modo assai lento; il trasferimento si fa via via più intenso quanto più la si riscalda. Questo esempio porta una deduzione importante: quando la superficie lacustre è calda, questa trasferisce in atmosfera molta umidità e calore. Ciò fa sì che l’aria scaldata dal basso, e quindi più leggera dell’atmosfera circostante, cominci a salire verso quote maggiori dando avvio a quei moti convettivi che consentono la formazione di nuvole e piogge. Insomma, al di sopra di un lago è normale che si formino nubi cariche di pioggia che rendono particolarmente umido il clima delle terre circostanti.
E il Lario riesce a scaldarsi notevolmente durante l’estate, da qui la sua influenza autunnale sulle aree vicine, sulle quali apporta tepore e piogge. Che la zona lariana abbia precipitazioni importanti lo confermano i dati dei vari pluviometri. Essa infatti è interessata da 1800/2000 millimetri di piogge all’anno che interessano soprattutto i versanti esposti verso il lago e la pianura e sono concentrati principalmente nei mesi primaverili. Detto questo va precisato che tale andamento è stato caratteristico degli anni durante i quali non era ancora in atto la forte evoluzione climatica tipica degli ultimi anni. La riduzione generalizzata delle piogge, della nevosità e l’aumento della temperatura media stanno infatti alterando questi valori e queste medie, ma è ancora troppo presto per formulare una qualunque conclusione sull’evoluzione in atto.
Infine va detto che il Lario oltre ad addolcire le temperature autunnali e invernali ha anche un benevolo influsso sulla flora che cresce lungo le coste: infatti si può definire una vegetazione quasi mediterranea e andando in kayak tante volte (con un po’ di fantasia) sembra di essere nella macchia e la presenza di olivi, cipressi, palme, fichi, allori e lecci ci fa dimenticare che noi Inuit del Lario siamo Laghée…
La foto è stata presa nei pressi di Bellagio.

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